Il 16 gennaio 2012 si spegneva Gustav Leonhardt. Grandissimo e profondo interprete di J. S. Bach. Conoscitore come nessun altro del clavicembalo e dell’organo. Interprete colto e raffinato ha rinnovato la prassi esecutiva della musica barocca spazzando via quell’immagine idealizzata che si era sviluppata sino dalla seconda metà dell’ottocento e che sembrava essere l’unica via interpretativa della musica antica. Ha affrontato, prima solitario, poi con molti epigoni ed allievi lo studio e la prassi interpretativa della musica del XVIII secolo. Alla domanda relativa a Bach suonato al pianoforte diceva: “Non riesco assolutamente a sentire la musica di Bach suonata al pianoforte. Non ha nemmeno alcun senso suonare il pianoforte cercando di imitare il tocco e la sonorità del clavicembalo.Meglio allora eseguire Bach come faceva Busoni, sfruttando le potenzialità e l’universo sonoro che offre il pianoforte. il suono del pianoforte moderno è totalmente inadatto alla musica di Bach. Sarebbe come sovrapporre i colori di Chagall a un dipinto di Rembrandt…”