Franco Cortese
. . . in una società dimessa, complessa e tutto sommato perplessa, in cui, nella quasi imperante cultura nichilista che non ha risparmiato neppure l’arte, i valori supremi sono posti quasi sempre in secondo piano, quando non addirittura negati, e dove primeggiano il desacralizzante, l’utilitaristico ed il superficiale (l’apparire vale più dell’essere!) la conoscenza con un artista come Alessandro Macchi pone un compendio di profonde riflessioni.
. . . si nutre di “un’arte – pensiero” secondo il quale l’artista, la creazione in essere, i suoi attrezzi e la materia interagiscono, dialogano e crescono insieme; può avvenire così, in qualche caso, che l’opera venga portata a compimento anche dopo diversi anni: Pensa in maniera “classica” ma poi crea in modo “rivoluzionario”. Sopratutto è in grado di cogliere dalla realtà e dalla materia ed a trasmettere inusitate sottigliezze oltre che messaggi intrisi del fascino dell’essenzialità ed equilibrate configurazioni geometriche ricche di palpiti e pulsazioni, serenità e pathos . . .