Alessandro Macchi: un uomo, un artista che vive la scultura come condizione che motiva e coinvolge tutta l’esistenza.
La scultura vissuta come una DISCIPLINA il cui fine non è produrre opere finite ma l’ARRICCHIMENTO spirituale che deriva dall’appropriamento e dalla consapevolezza di tutte le complesse fasi attraverso cui la scultura si manifesta.
Il suo FARE scultura coincide col DIVENIRE Aristotelico carico di vitalità che si consuma nel passaggio dalla potenza all’atto.
In questa sua ricerca egli raccoglie gli insegnamenti dei modelli della tradizione per sviluppare un linguaggio nuovo e personale.
Egli non emula questi Maestri ma è loro affine nell’atteggiamento mentale d’artista come osservatore del mondo a sé contemporaneo di cui percepisce, subisce le tensioni e la drammaticità.
E’ come un “ARTISTA MAGO” rinascimentale che è capace di ricreare un proprio mondo attraverso la commistione di sensibilità, intuizione e grande maestria nel mestiere.
Egli utilizza il corpo come strumento di linguaggio di cui è gran conoscitore.
L’appropriamento di questo mezzo espressivo gli permette di utilizzarlo anche in maniera non convenzionale; questi “corpi” vivono un’organicità propria che supera l’astrazione.
La sua contemporaneità risiede nella rappresentazione della riflessione sul concetto d’uomo e delle tensioni che lo animano.
Le sue figure REAGISCONO ed EMERGONO da un’iniziale situazione drammatica, recuperando la DIGNITA’ di essere uomo.
E’ un’ ASCESI SPIRITUALE di affermazione di sé stessi.
E’ l’IMMANENZA del divino nell’uomo stesso.
E’ spirituale anche il dialogo che Alessandro intraprende con i materiali della scultura, tra cui predilige il marmo.
Come nella musica di J. S. Bach
in cui voci e strumenti si rispondono alternativamente
lo scultore percepisce e risponde alla reazione e all’anima del marmo.
di Lara Lendaro
Torino, marzo 2003