PROCEDIMENTI DI LAVORAZIONE
S’immerge la forma nel tino e, sollevandola, si fa defluire l’acqua in eccesso, nello stesso tempo le fibre si depositano sul piano della forma grazie anche ai movimenti dell’operatore che scuotendo il telaio consente alle fibre di distribuirsi in modo omogeneo
Rovesciando il telaio si depone quella “poltiglia di fibre ed acqua” trattenuta dai fili metallici sopra un feltro; si ricopre con un altro feltro procedendo così a strati.
Così impilata è posta sotto un torchio e pressata per estrarre tutta l’acqua; è dopo quest’operazione che si comincia ad intravedere, sia nella forma sia nella struttura, il foglio di carta che presenta il tipico orlo slabbrato dovuto alla deformazione sotto la pressione del torchio e che identifica la lavorazione a mano.
E’ ovvio che, dovendo tenere la forma con le due mani, la dimensione dei fogli non può essere eccessiva; di fatto, è l’apertura delle braccia a determinare il limite massimo della grandezza di un foglio al tino.
LA COLORAZIONE
Sino al secolo XVII la carta era prodotta in tre sole tinte: bianca naturale, azzurra e camoscio.
LA SUPERFICIE
La superficie della carta a mano non può essere eccessivamente liscia, anzi una certa rugosità è naturale; infatti, la lisciatura avviene successivamente alla fabbricazione del foglio, passandolo sotto un cilindro che la “schiaccia”.
In questo modo secondo il trattamento, si ottengono carte a grana grossa, media o fine.