CARTE A MACCHINA IN TONDO
La macchina in tondo, detta anche mano-macchina, rappresenta un compromesso fra le grandi macchine che producono ad altissima velocità enormi quantità di carta ed il processo di lavorazione al tino.
La sua denominazione è dovuta al fatto che il foglio nasce su un cilindro; è per questo che viene chiamata macchina a tamburo.
Il foglio che si ottiene è in apparenza molto simile a quello realizzato interamente a mano; possiede però caratteristiche molto diverse: bordi più precisi, uniformità di grammatura e regolarità della superficie.
Le macchine in tondo danno carte più costose rispetto alle macchine continue (queste ultime producono grandi quantitativi di carta in breve tempo); è per questo motivo che ne deriva un’utilizzazione limitata per lavori di pregio (carta valori, disegno, acquerello…).
LA CELLULOSA
Nelle carte prodotte oggi oltre le fibre tradizionali, che non sono del tutto scomparse, viene utilizzata sopratutto la cellulosa ricavata dagli alberi; la migliore la forniscono i pini, le betulle e l’abete, soprattutto se provenienti dai paesi freddi.
LA FILIGRANA
Sin dal XIII secolo sul foglio di carta, in fase di lavorazione, era inserita una sigla, un disegno oppure un emblema; ciò serviva al riconoscimento del cartaio che aveva prodotto quel foglio oppure al committente che l’aveva ordinato.
Il disegno si otteneva applicando sulla forma un altro filo opportunamente fissato alle vergelle.
Il filo costituisce un rialzo sul piano della forma perciò su di esso si deposita una minor quantità di fibra con il risultato di una maggiore trasparenza del foglio in quel punto; guardando il foglio in controluce si evidenzia il disegno.
Tale segno è chiamato filigrana.
Vi sono diversi tipi di filigrane oltre a quella descritta che va sotto il nome di filigrana a filo semplice; esistono le filigrane a filo doppio, in scuro, in chiaroscuro.
Tralasciando le prime due, ci soffermeremo sul terzo tipo, per inciso è quello che troviamo sulle banconote; infatti, se osserviamo in controluce una qualsiasi banconota possiamo notare che il volto che appare in trasparenza non è costituito unicamente da un disegno, esso appare “ombreggiato” come se fosse in rilievo.
Quest’effetto si ottiene creando una modulazione sul piano della forma, in modo da ottenere un maggior accumulo di fibre nelle zone che devono apparire meno trasparenti.
Anticamente era conosciuta soltanto la filigrana a filo semplice.
La filigrana riveste un’importanza notevole, sia per la datazione del foglio che per determinare la provenienza dello stesso; infatti, sino al XIII secolo vi è un grande smercio di carta fra i vari paesi d’Europa.
L’Italia in questo “mercato europeo” svolge un ruolo non secondario; i fogli prodotti dalle cartiere di Fabriano, Venezia o Genova sono apprezzati dappertutto.
Lo stesso Dürer a Venezia compra parecchi fogli, ed è proprio grazie alle filigrane che li possiamo seguire nel loro spostamento dall’Italia alla Germania.
L’importanza dello studio delle filigrane è testimoniata dal fatto che esiste una scienza detta filigranologia indispensabile per datare disegni e documenti storici.
Oggi spesso sui fogli da disegno compaiono dei marchi o delle scritte che sono leggibili in trasparenza; non si tratta in alcun modo di filigrane, bensì di segni impressi a secco.