Ve ne sono di molteplici tipi; la varietà è sostanzialmente dovuta alle componenti dell’inchiostro stesso.
INCHIOSTRO AL CARBONIO
Compare nel 2500 a.C. ed è costituito da un pigmento (nerofumo) ottenuto raccogliendo la fuliggine prodotta dalla combustione di sostanze d’origine animale o vegetale (ossa, grasso, legno) agglutinate con colla animale oppure da gomme vegetali (inchiostro di China).
Deve la sua diffusione alla presenza del carbonio che lo rende molto stabile.
Presentava un inconveniente, non aderiva molto bene sulla pergamena perciò si aggiungevano dei mordenti capaci di ancorarlo ad essa.
Ciò nonostante, e grazie a questo difetto, era possibile cancellare facilmente le vecchie pergamene, raschiandole, per poterle riutilizzare; da ciò deriva il termine palinsesto (raschiato di nuovo).
INCHIOSTRO METALLO-GALLICO
Il nero di questo inchiostro è il risultato di una reazione chimica; si ottiene utilizzando le noci di galla, escrescenze che si formano sulle foglie e sulla corteccia delle querce; sono ricche di tannino e di acido gallico e rappresentano la risposta della quercia ad insetti che la “infastidiscono”.
Per ottenere l’inchiostro si frantumano queste noci e, mediante infusione, si estraggono gli acidi gallo-tannici.
Sino a questo momento il prodotto di tale estrazione è incolore; diventa nero nel momento in cui si aggiunge all’acido gallo-tannico il solfato di ferro il quale forma un gallo-tannato di ferro che ossidandosi rapidamente all’aria passa dallo stato ferroso a quello ferrico scurendosi.
Si può formare dell’acido solforico che, a causa del suo potere corrosivo, deteriora la carta.
E’ facile nei disegni antichi individuarne la presenza poiché nelle zone in cui il tratteggio tracciato dal disegnatore è più fitto, in altre parole nei massimi scuri, la carta appare come bruciata e fragile.
I disegni antichi eseguiti a penna con quest’inchiostro appaiono, di solito, di colore bruno ma ciò non corrisponde alla tinta originale che era sicuramente nera.
La variazione è dovuta all’ossidazione che può farli diventare persino color arancio.
Esistono però alcuni tipi di inchiostri che sono bruni naturalmente, fra questi possiamo ricordare i due più importanti:
IL BISTRO
Si ottiene raschiando la fuliggine dei camini ed aggiungendovi della gomma arabica; il suo colore è bruno giallastro e sbiadisce facilmente alla luce.
NERO DI SEPPIA
Usato soprattutto nei secoli XVII, XVIII e XIX, durante i quali era molto in voga. Ancora oggi il termine seppia indica un colore bruno. Si estrae dalle vesciche del mollusco cefalopode da cui prende il nome fatte essiccare e poi tritate finemente, un poco di gomma arabica serve da legante.
E’ ovvio, che nel passato ebbe la massima diffusione in quelle aree geografiche dove era più semplice procurarsi la materia prima (in Italia nella zona di Venezia).
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